Uovo affogato, brodo di funghi e caviale

Lo chef Ambrigio Stefanetti, del Ristorante Vecchia Osteria Seseglio, svela i segreti della sua ricetta post-festività: Uovo affogato, brodo di funghi e caviale.

“Dopo giornate di festa, pranzi e cene robuste il mio momento clou per mangiare dopo il periodo natalizio passa attraverso un giusto equilibrio fra tempo libero, attività motoria e la preparazione di ricette che appaghino il nostro bisogno di ritorno alla natura, alla semplicità e di coccole. Frugando nel frigorifero trovo gli ingredienti per la semplice ricetta che vi  propongo: 

Uovo affogato, brodo di funghi e caviale che accompagnato da un bel filone di  pane scuro con semi fornirà le energie e il grado di appagamento necessari senza  appesantire.” 


La ricetta

(Per 4 persone)

Per il brodo di funghi 
  • 1,500 litri di acqua 
  • 400 gr. funghi misti coltivati (shitake, champignon, enoki…) 1 carota 
  • 1 cipolla  
  • 1 costa di sedano 
  • Pepe in grani, ginepro, rosmarino e sale 

Mettere tutti gli ingredienti in una pentola a fuoco basso fino ad ebollizione e  lasciare sobbollire per circa 30 minuti 

Per l’uovo affogato
  • 4 uova freschissime 

Cuocere l’uovo intero, con guscio per 40 minuti a 64° in forno a vapore o roner. In alternativa preparare un uovo in camicia. 

Versare il brodo in un piatto fondo, aprire l’uovo ancora caldo e adagiarlo al  centro. Guarnire con un cucchiaio di caviale. 

Buon appetito !

Credit photo : Adrian Ehrbar

Alla scoperta del tartufo!

La stagione del tartufo è all’apice per il piacere immenso degli chef che lo esaltano nei loro menù. È il caso di Cristian Moreschi, Executive Chef del ristorante Principe Leopoldo. Il tartufo è sempre una gioia per il palato, ma non è sempre facile scegliere quello giusto… Lo chef Moreschi ci svela quindi tutti i segreti per rendere le nostre pietanze al tartufo un trionfo!

Les Grandes Tables de Suisse: Tra bianco e nero, con quale tartufo preferisce lavorare in cucina?

Cristian Moreschi: Sicuramente se si ha la possibilità di poter trovare ed acquistare il tartufo bianco, lavorare con la sua qualitá è molto stimolante: ha delle caratteristiche importanti, ben precise, uniche. Chiaramente anche il tartufo nero è un ottimo prodotto, ma con caratteristiche diverse e profumi completamente differenti.

Les Grandes Tables de Suisse: Come si riconosce un buon tartufo?

Cristian Moreschi: Un buon tartufo è riconoscibile dal profumo e dalla compatezza, dalla solidità della cosiddetta “patata”.

Lo chef Cristian Moreschi

 

Les Grandes Tables de Suisse: Quali ingredienti abbina volentieri al tartufo nero e bianco in cucina e perché?

Cristian Moreschi: Il tartufo nero è un ingrediente che si abbina molto bene a piatti a base di carni bianche, come ad esempio i volatili; è comunque interessante sperimentare come si comporta anche con abbinamenti piú particolari. In questo momento ad esempio abbiamo scelto di abbinarlo con un filetto di manzo in crosta di noci con una salsa delicata al Madera. Il tartufo bianco nella sua ricchezza si abbina molto bene piatti a semplici e poveri, che danno ampio spazio al suo sapore riconoscibile e al suo profumo inebriante: classici rivistati come un semplice uovo al tegamino, una bella purea di patate arricchita da burro fresco oppure tagliolini bianchi con una fonduta di taleggio.

In generale i grassi son sempre presenti negli abbinamenti vincenti, perché sono dei veicoli e dei trasmettitori di sapori senza eguali. La ricerca dell’accostamento perfetto porta quindi ad unico risultato: un binomio semplice e allo stesso tempo ricco di sapori.

Les Grandes Tables de Suisse: …E al tartufo bianco? Quali sono gli errori da evitare assolutamente quando si decide di “cucinare” il tartufo?

Cristian Moreschi: Forse proprio già nell’ utilizzare la parola “cucinare” il tartufo è racchiuso un primo errore: il must è non rovinare la materia prima e ovviamente il metodo migliore per mantenere intatte tutte le proprietà del tartufo è quello di poterlo grattare sopra una bella pietanza, all’ultimo momento. È proprio in questo prezioso attimo, quello in cui il tartufo viene contatto con la pietanza, che questo ingrediente pregiato riesce a sprigionare tutto il suo profumo.

Les Grandes Tables de Suisse: Qual è il suo segreto per rendere i tagliolini al tartufo cremosi e saporiti?

Cristian Moreschi: Noi cuociamo i tagliolini fino a ¾ della cottura e ultimiamo la cottura stessa con del burro e poco brodo, di modo che si crei un legante che da vita ad una cremosità armoniosa.

Les Grandes Tables de Suisse: Qual è il suo piatto preferito del menù tartufo alla carta?

Cristian Moreschi: Al Ristorante Principe Leopoldo abbiamo una piccola carta con i nostri piatti forti, classici rivisitati molto apprezzati. Personalmente amo molto gli gnocchi di zucca e patate con fonduta al taleggio, naturalmente con sopra una bella grattata di tartufo.

 

Les Grandes Tables de Suisse: Per finire, quale vino consiglierebbe in abbinamento con i tagliolini al tartufo?

Cristian Moreschi: In carta abbiamo un ottimo vino rosso barbaresco dei fratelli Giacosa: è un’uva importante, quando l’ho assaggiata mi ha dato subito un’ottima impressione. Si potrebbe osare anche con un abbinamento più insolito, come con un bollicine rosè. 

 

Per prenotare e scoprire il menù del ristorante: 

https://leopoldohotel.com/it/restaurant-bar/


Ritratto : ristorante I Due Sud


È durante gli anni delle scuole superiori che lo chef Domenico Ruberto capisce di voler lavorare nella ristorazione. Ma è il giorno in cui inizia il suo primo anno di scuola alberghiera e in cui riceve l’uniforme che decide che sarebbe diventato cuoco. All’epoca, il giovane chef ha una grande voglia di imparare e non esita a dire la sua, anche a rischio, di tanto in tanto, di far nascere delle piccole guerre con i suoi professori! La sua determinazione e il suo carattere combattivo saranno però i maggiori punti di forza di Domenico, che terminerà con brio il percorso scolastico.

Chef Domenico Ruberto

La sua cucina si potrebbe definire con una sola parola: passione. Infatti, lo chef del ristorante “I Due Sud” dell’Hotel Splendide Royal di Lugano ha una grande passione per gli ingredienti; desidera valorizzarne i sapori più autentici, evitando eccessive trasformazioni. Infatti, per Domenico, il segreto per esaltare i sapori di un prodotto è di comprenderlo senza cercare forzatamente abbinamenti con altri gusti. Per questo, l’emozione può dirsi il centro delle preoccupazioni di questo chef di grande talento, che ama sopra a ogni cosa la possibilità di offrire ai suoi ospiti dei piatti che raccontino delle storie: quelle di prodotti raccolti e lavorati con il massimo rispetto.


Un collega a cui si ispira? Antonino Cannavacciuolo (Villa Crespi, Orta). Questo chef italiano due stelle Michelin condivide con lui l’amore per i sapori del meridione e il grande rispetto dei prodotti. Di origine calabrese, Domenico Ruberto si mantiene vicino ai gusti e ai profumi della sua infanzia. Torna regolarmente nella sua terra natale per trarne l’energia che lo accompagna nel suo processo creativo in cucina. Un processo dietro la cui riuscita, per sua stessa ammissione, si celano due segreti: tradizione e sperimentazione.

Oggi, lo chef del ristorante gastronomico dello Splendide Royal propone, ai tavoli de I Due Sud, un concept gastronomico orientato all’esperienza. Infatti, Domenico è impegnato in una ricerca incessante di prodotti locali d’eccezione, spesso derivanti da piccoli produttori. Un carattere esclusivo che si ritrova nelle sue creazioni culinarie. Alcuni prodotti sono molto difficili da trovare viste le loro qualità, e non è quindi raro che siano proposti esclusivamente sul menù della stagione in cui sono reperibili. Il concept dello chef si orienta quindi su 4 percorsi gastronomici proposti ai suoi ospiti. Questi si sviluppano di pari passo con i prodotti stagionali, ma anche con le nuove scoperte di questo chef pieno di passione.

Uno dei percorsi disponibile tutto l’anno è il menù iconico dello chef, che adatta in modo impercettibile alla stagione in corso, intitolato: “Il pomodoro che non c’è”.

Proprio qui, davanti a una vista mozzafiato sul lago, gli appassionati di cucina possono degustare le eleganti creazioni firmate Domenico Ruberto. Le buone forchette non rimarranno indifferenti al forte impatto visivo e ai tocchi di colore con cui lo chef ama arricchire i suoi piatti.

Un momento dedicato ai piaceri del palato in un quadro da cartolina, per soddisfare vista e gusto… Buon appetito!

Quando il pomodoro c’è, anzi no

Non è un caso e nemmeno una somma di buoni piatti. Per lo chef de I Due Sud, il ristorante gastronomico dell’Hotel Splendide Royal Lugano, comporre un percorso gastronomico significa far vivere al commensale un’esperienza fatta di ricordi del passato e cucina contemporanea.

A rappresentare con particolare forza la filosofia del cuoco di origine italiana, è il menu “Il pomodoro che non c’è”. È proprio assaggiando i piatti di questo viaggio culinario a metà strada tra “i due sud” che danno il nome al ristorante, che si scoprono le origini calabresi di Domenico e una grande passione per gli ingredienti della sua terra d’adozione, il Ticino.

La memoria gioca un ruolo basilare nell’esperienza gastronomica proposta dallo chef. Virtualmente si viene presi per mano e guidati alla scoperta di luoghi, usanze, riti e meraviglie di un bambino che scopriva la cucina e che oggi, diventato cuoco, ripropone con la sua visione personale in chiave gourmet. “Non voglio creare una cucina immaginaria fatta di tante parole – racconta Ruberto – ma reale, vera, concreta. È come al cinema: non scelgo mai un film di fantascienza, mi piacciono di più le storie vere”.

Dovendo scegliere un piatto per raccontare questa esperienza a 360 gradi, è d’obbligo citare le “Linguine di Gragnano, essenza di pomodoro, ricotta affumicata e pepe al mortaio”. Quello oggi riproposto in un vortice complesso e armonico di sapori, nasce come piatto povero, ispirato ad una tradizione semplice di famiglia. “Immaginate una semplice insalata di pomodori fatta in casa e non consumata. A casa mia — spiega Domenico — quando non si finiva qualcosa, si conservava per il giorno successivo. Succedeva anche con l’insalata di pomodori che, lasciata a riposare una notte, iniziava a rilasciare la sua essenza, creando un liquido molto saporito in cui si condensava tutto il gusto del pomodoro.” Proprio in questa “acqua di pomodoro” aromatica, le linguine trafilate al bronzo vengono cotte e infine mantecate con burro d’Alpe ticinese (ecco anche il secondo Sud comparire al palato) e finite con del pepe al mortaio e ricotta silana affumicata. Il risultato è uno straordinario mix di gusti che regalano la sensazione di un piatto semplice e complesso al contempo.

Ecco spiegato il mistero del nome del piatto: il pomodoro non c’è, ma è come se ci fosse, creando una sorpresa inaspettata sul palato. L’anima del pomodoro, estratta e usata come acqua di cottura, diventa la protagonista di un gioco gastronomico per chi, al primo boccone, sente tutto il succo verace dell’ortaggio, senza mai vederlo nel piatto.

Nello stesso menu manifesto della cucina de I Due Sud appare la guancetta di bufalo.

Con questo piatto, dal sapore elegante e deciso, lo chef Ruberto ha omaggiato le tradizioni locali usando ciliegie a chilometro zero che vengono messe sotto spirito come si usava fin dall’antichità. Per farlo, però, Domenico ci ha messo il suo tocco personale, aggiungendo del Merlot ticinese, trasformando così il piatto in una creazione particolarmente suggestiva nel pieno rispetto del suo credo gastronomico.

Si ritorna in Calabria con il gambero viola, varietà di rara eccellenza, protagonista assoluto di uno dei piatti del menu. Domenico racconta che i pescherecci arrivavano in porto a Crotone, con i gamberi appena pescati che si assaggiavano interi, carapace compreso. “Restavo a bocca aperta – spiega lo chef – era un vero spettacolo, uno dei miei ricordi d’infanzia più belli, di quelli che non ti lasciano mai. Il gambero viola non poteva che essere uno dei sapori che raccontano la mia storia”.  

Tornano aneddoti e sapori di mare anche con la triglia, che non è “di scoglio”, ma proprio come il celebre primo piatto “allo scoglio”. In questo caso, il trucco sta nella tecnica di cottura, che con un guazzetto di molluschi e conchigliacei trasforma questo classico della cucina in un piatto più ricercato. Domenico sorride e confessa: “è come se avessi sostituito la triglia ai semplici spaghetti. Il risultato è un’esplosione marina in bocca.”

Il menu si conclude con il dessert che rende omaggio al re degli agrumi: il bergamotto. Non è semplice trovarne, soprattutto in Ticino. Ma Domenico e il produttore hanno un rapporto speciale, un filo diretto che consente allo chef di avere a disposizione solo il meglio degli agrumeti calabresi.

Tutto questo, stando seduti al tavolo de I Due Sud e lasciandosi semplicemente guidare da “Il pomodoro che non c’è”, un percorso umano e gastronomico irripetibile. Come la memoria di ciascuno di noi. 

Maggiori informazioni sul sito web : https://www.robertonaldicollection.com/splendide-lugano/en/gastronomy/i-due-sud/